POESIE

giovedì 19 aprile 2012

resa






ho mani impotenti




incapaci di lasciare una traccia




segno senza ritorno






ho il silenzio squarciato nel petto






ho solo un nome


il mio nome


da ritornare alla terra










crepa di pietra


culla del muschio che di verde la veste


abito così


senza forma alcuna


l'incavo della tua mano






tra le pieghe mi raccolgo


e mi faccio sua carezza










mercoledì 18 aprile 2012

Tu non sai














Tu non sai: ci sono betulle che di notte 
levano le loro radici, 
e tu non crederesti mai 
che di notte gli alberi camminano 
o diventano sogni.

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio 
e poi diventa vita.


Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, 
vanno lasciati volare tra gli alberi 
come usignoli pronti a morire.

Alda Merini

Rostropovich

Risultati immagini per rostropovich muro di berlino

Sulle note spezzate
ad occhi chiusi
scrosciano infinite melodie

tra le magiche arcate
dita  in tratteggio di danza
sul suono d'anima
del violoncello

la mente 
segue 
il pentagramma 
scandisce 

battere e levare
l'inarrestabile fluire 
scorre 

s'impossessa d'ogni dove
non più l'udito 
ma l'anima mia attenta
ascolta
fino alla fine
quella magica armonia












a volte ci vogliono parole così

Patrizia

Eugenio Finardi





martedì 17 aprile 2012

Liberami nel vento



Gravida di semi
m'accenna alla mestizia dell'autunno
ed al futuro canto dei suoi frutti

Sdraiata sul suo ventre
ascolto
il cricchiolare delle zolle al primo sole
le risa dei germogli
e il pianto sterile dei sassi

Madre
trattieni qui i miei passi
nell'umidore sacro del tuo amore
tienimi fra le foglie come fossi foglia
goccia di linfa come se fossi linfa
e quando il tempo
non sarà più il mio tempo
liberami nel vento







* (dedicata alla terra feconda e materna della mia Toscana)

sabato 14 aprile 2012

Doisneau Robert



FOTOGRAFO UMANISTA



Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è stato un pioniere del fotogiornalismo ed è diventato famoso negli anni soprattutto per le foto che scattava in strada. Nelle vie delle periferie e del centro, Doisneau riusciva a cogliere gli aspetti più inaspettati, contraddittori e curiosi della società parigina e francese.
Proprio uno di questi scatti “stradali” è stata la sua opera più famosa, il Bacio all’Hotel De Ville, in cui due giovani si baciano appassionatamente in mezzo a una strada di Parigi, tra la gente che cammina e che sembra non accorgersi della scena.
Uno dei tratti distintivi di Doisneau, soprattutto all’inizio della sua carriera, fu quello di rappresentare in foto la cultura dei bambini di strada e dei loro giochi, alla quale riusciva a conferire, nonostante le giovani età dei suoi soggetti, rispetto e serietà. Doisneau, che viene definito per i suoi ritratti un esponente della “fotografia umanista”, fu influenzato dall’opera di André Kertész, Eugène Atget e Henri Cartier-Bresson e vinse il Kodak Prize nel 1947.







(Tratto da http://www.ilpost.it/)


martedì 10 aprile 2012

Alla fine il pianto




Scivola  
sulle prime  ciocche nere della sera 
sulla corolla d'una confusa primavera  
… come un sommesso luccicore di stilla 
come bisbiglìo di stella 
imprigionato tra le ciglia

lunedì 9 aprile 2012

Magritte



« Le immagini vanno viste quali sono, amo le immagini il cui significato è sconosciuto poiché il significato della mente stessa è sconosciuto. »
(René Magritte)



martedì 3 aprile 2012

Vincent










Una decina di anni fa, durante un viaggio ad Amsterdam, visitai il museo Van Gogh.


La visita al museo non era una meta del viaggio, era la MIA meta del viaggio.


Conoscevo tutto di lui, la vita, le opere i suoi drammi, ma mai ancora avevo visto un suo quadro dal vivo. Nutrivo e nutro tuttora, un' ammirazione, un amore profondo per la sua arte. Quando si ama fortemente qualcosa, almeno per me, l'attesa dell'evento è la parte più affascinante e per questo avevo scelto di lasciare la visita al museo per l'ultimo giorno di vacanza. Volevo portare negli occhi i suoi colori come ultimo ricordo e per il più a lungo possibile.


Lasciai i mie compagni di viaggio e da sola, come ad un appuntamento d'amore, mi recai al museo.













Non so se la disposizione dei quadri oggi sia cambiata. Entrata al museo il primo quadro che ricordo di aver visto fu " I mangiatori di patate" e accanto, fra gli altri, il suo "Un paio di scarpe".


Ero emozionata, tantissimo, al punto da non provare sazietà di occhi. Sostavo davanti ad ogni quadro come cercando, in ognuno, un segreto. Un messaggio, un'interpretazione, un qualcosa di assolutamente mio.


Percorsi il primo tratto del museo senza mai guardarmi intorno, per paura di intravedere anzitempo ciò che, sapevo, mi avrebbe turbata.




In una teca i diari di Vincent, le Moleskine, le lettere a Theo.


C'erano gli schizzi di ciò che sarebbero poi diventati i suoi quadri, i tratti accennati, gli appunti. La sua vita.







D'improvviso, come un richiamo, sentii l'irrefrenabile impulso di voltarmi e, all'esatto opposto di dove mi trovavo, vidi il "Mandorlo fiorito" e accanto, sulla parete laterale il "Campo di grano con corvi" poco più in là uno dei suoi vasi di girasoli, "Vaso con quindici girasoli".


Provai un brivido di compiaciuta emozione. Ero lì ad un passo, ad un solo passo da quelle che nella mia mente erano lui, Vincent. Tutti i quadri di Van Gogh, sono rappresentativi di un periodo della sua vita. In ciascuno c'è la sua anima ed è praticamente impossibile scegliere quello o l'altro. Ma per alchimie sconosciute, il Mandorlo fiorito e Il campo di grano con corvi, sono quelle che la mia anima ha scelto.


Il mandorlo in fiore per il cielo fra i rami, il suo azzurro, la gioia che voleva trasmettere per la nascita del nipote e la nuova crisi che di lì a poco, lo avrebbe di nuovo sopraffatto, e il campo di grano per la forza emotiva che trasmette, come testamento artistico ed umano.


Ebbene sì, provai la sindrome di Stendhal, una brutta, bruttissima cosa!


Tutto un tremare, un batticuorare, un sudacchiare di mani. Distolsi lo sguardo come da un troppo sole accecante, presi fiato, mi concentrai su cose banali. Il colore del vestito della signora americana accanto a me, il volto rossastro, paonazzo, del suo attempato compagno. Tutt'altri colori mi dissi, sorrisi e, con calma, posai di nuovo lo sguardo a quelle meraviglie.


Era commozione la mia, commozione unita ad ammirazione per il suo genio, per la sua follia che ci aveva lasciato un dono immenso... la sua arte.


Tornata a casa scrissi queste parole...



"Vincent"


Dai campi d’Auvers
i corvi neri che sanno il presagio
mi indicano l’odore della disfatta
del tempo finito
mentre tra le mura di delirio
osservo



Ho paura
percepisco il tuo male



Fra le mie dita
il lobo reciso
sanguina giallo pazzia
talvolta il dolore
distoglie
da altro dolore


D'asciugate lacrime
di polvere colorata
mi svuoto
improvvisa divento pigmento
sgretolandomi
in trasparenza
m’impasto sulla tua tavolozza


T’imbratto le mani
mi spalmo di notte stellata
i suoni e i rumori
che fanno i colori
mi assordano gli occhi


Saluto l’angoscia
addio alla pazzia
allargo le braccia
i miei palmi sorridono
mentre son fiori
i tuoi girasoli
i miei occhi son cielo
il mio corpo di rami
di mandorlo in fiore


Di luce mi assolvo
del perché sono qui



M’asciugo di aria
divento di tela
appagata ed arresa
immobile
m’appendo


Ho trovato il mio posto


Tutto si placa
tranne il rimpianto
che il genio riposa
tra osanna crudeli
d’indegno
guadagno






" Non c'è il blu senza il giallo e senza l'arancione"


Vincent Van Gogh

















lunedì 2 aprile 2012

La chanson des vieux amants






...So tutto delle tue magie 

e tu della mia intimità 
sapevo delle tue bugie 
tu delle mie tristi viltà. 
So che hai avuto degli amanti 
bisogna pur passare il tempo 
bisogna pur che il corpo esulti 
ma c'é voluto del talento 
per riuscire ad invecchiare senza diventare adulti... 



La voce degli amanti

Risultati immagini per amanti dipinto

 È silenziosa
inutile cercare di spogliarne le parole
quando urla roca 
s'illumina di tremula bugia


si spegne all'albeggiare del primo sole
che con cura
la trafigge

Ogni parola trasparente
sulle labbra
come sangue si rapprende


E' l'ultimo respiro


dalla radice - al fiore


che senza voce si lascerà appassire




















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Non sia mai ch'io ponga impedimenti all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. W. Shakespeare

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Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole. Johann Wolfgang Goethe

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