POESIE

martedì 27 novembre 2012

Omaggio a Mercedes Sosa

Ecco la versione  originale di Mercedes Sosa a cui Vinicio Capossela rende omaggio con la sua Cansion de las simplas cosas





“Uno se despide, insensiblemente
de pequellas cosas
lo mismo que un arbol
que en tiempo de otoño
se queda sin hojas
al fin la tristeza es la muerte lenta
de las simples cosas
y esas cosas simples
que quedan doliendo
en el corazón



Uno vuelve siempre
a los viejos sitios
donde amo la vida
y entonces comprende
como estan de ausentes
las cosas queridas
por eso muchacho no partas ahora
soñando el regreso
que el amor es simple
y a las cosas simples las devora el tiempo

Enamorate aqui
en la luz mayor
de este medio dia
donde encontraras
con el panal sol
la mesa tendida
por eso muchacho no partas ahora
soñando el regreso
que el amor es simple
y a las cosas simples las devora en tiempo

Uno vuelve siempre
a los viejos sitios
donde amo la vida”.

Senza fiabe e rosari (poesia di Red foto di Antonio Andreatta)


Passeggiando per i blog spesso trovo "cose".  A volte è l'occhio che non si sazia di una immagine o l'orecchio del suono di una musica sconosciuta.  A volte, invece, sono singole parole, nuove, da imparare; a volte gruppi di parole, che sono storie, racconti, poesie. Li leggo, li rileggo, li ascolto, li guardo, ci penso su. Per alcuni di essi però, scatta il desiderio di appropriarmene. Un desiderio irrefrenabile di portarli via.

Stavolta è successo a questo post di Red ed alla foto del suo amico Antonio Andreatta.

Ho chiesto il permesso, (sono una ladra gentildonna) e sono in pace col mondo, sorridendo appendo le mucche e la poesia sulle pareti del mio blog.





Sfila sotto la neve
lento corteo di dame
occhi grandi e pazienti
ricordano la strada.

Ogni tanto dal fitto
di quei corpi pesanti
fra lo scuotere d'orecchi
che tremano 
attenti a una voce più forte

fa capolino un muso 
velato dal respiro,
mite nel riconoscere
la strada del ritorno.

Chissà se hanno davvero
la certezza del mondo
che passa loro accanto,
mobili campanili
al primo gelido vento.

Sembra che suonino a festa
nel loro lento andare.
Un riparo li attende
alla fine del giorno
e un inverno di veglie
solitarie
senza fiabe e rosari.




red




giovedì 22 novembre 2012

A mio padre che mi ha insegnato a ballare e che, se fosse ancora qui oggi,  questa,  la ballerebbe con me...






“Uno si separa insensibilmente
dalle piccole cose
come fan le foglie
che in tempo d’autunno
lasciano nudo il ramo
e infine la tristezza
è la morte lenta
delle semplici cose
queste semplici cose
che cadon dolendo
sul fondo del cuore



Uno torna sempre
nel suo vecchio posto
dove amò la vita
e allora comprende
come stan da assente
le cose che ha amato

Per questo muchacha
non partire ora
sognando il ritorno
perché semplice è l’amore
e le semplici cose
se le divora il tempo

Dimorati qui
nella luce solar
di questo mezzo giorno
dove troverai
con il pane e il sole
la tavola imbandita

Per questo muchacha
non partire ora
sognando il ritorno
perché semplice è l’amore
e le semplici cose
se le divora il tempo”.




mercoledì 21 novembre 2012

La poesia è una maschera





La poesia è una maschera che indossi
per parlare d'amore e di paura
liberamente
senza pudori falsi e reticenze.
Scrivendo versi
puoi dire con disinvoltura
cose che più nessuno dice,
cose che in altro modo non diresti;
puoi distillare il senso alle parole,
adoperare verbi
che nessuno si arrischia a pronunciare;
puoi urlare, se ti va, dolori e rabbie
senza la compostezza che ti impone
la convenzione del vivere sociale;
puoi sputare in faccia al mondo
i disgusti che dovresti trangugiare;
puoi implorare uno sguardo,
confidare il bisogno di carezze,
rivelare una cotta, piangere un distacco,
cantare la noia, descrivere il delirio,
tracciare i contorni alla paura,
sciogliere la dolcezza, annegare nell'angoscia
sfogare il rancore e cullarti nel rimpianto,
ubriacarti nell'estasi e sfinirti nell'inerzia,
perderti fra le nebbie della nostalgia,
distillare la rabbia,
afferrare un sogno, morir di desiderio.
Con la poesia
hai licenza di credere e sperare,
di ammettere il bisogno di piegarti
o gridare la voglia lottare.
Puoi coltivare la tenerezza o l'amnesia.
Puoi dar ragioni al cuore che le cerca,
e cuore alla ragione.


Omero Sala



martedì 20 novembre 2012

Mangrovia


Affondo sospesa
in una terra salmastra
dove l'anima si sdoppia
e un  limo fecondo ne placa la marea

Non ho paura degli occhi gialli della tigre
né del ronzio noioso degli insetti
che fra le mie radici cercano riparo

Ho folte chiome 
io
dove nidi di pensieri
abbozzano la vita
e notti calde ed umide stupite 
vegliano al canto degli uccelli




mercoledì 14 novembre 2012

Lo chiamerò sorriso questo viaggio


Voglio seguire le folaghe nel volo
andarmene con loro
cambiando le mie 
piume

Migrare 
nel cuore saggio della notte

Volando tra la luna 
e l'ultimo suo raggio
imparerò a scrutar le rotte

Lo chiamerò sorriso questo viaggio
seguendo l'ansa del tuo fiume

Incontri

Lieti fiati appannati
da soliloqui incompresi
come tremori 
come flebili respiri

D'inquietudine sereni
dolci  come ricompense
brevi 
come certe notti dense

Lo sguardo che si perde tra i canneti
della laguna che ricorda il mare
mentre la sera 
che si attarda ad ascoltare 
il desiderio muto di un amore
lascia l'odore di risacca tra le dita
e di nebbia sui risvolti dei cappotti 
che hanno braccia tiepide da accarezzare











martedì 13 novembre 2012

Ella




C'est comme une gaieté 

Comme un sourire

Quelque chose dans la voix

Qui paraît nous dire "viens"

Qui nous fait sentir étrangement bien


C'est comme toute l'histoire

Du peuple noir

Qui se balance

Entre l'amour et l'désespoir

Quelque chose qui danse en toi

Si tu l'as, tu l'as


Ella, elle l'a

Ce je n'sais quoi

Que d'autres n'ont pas

Qui nous met dans un drôle d'état

Ella, elle l'a

Ella, elle l'a

Ou-ou ou-ou ou-ou ou

Elle a, ou-ou ou-ou ou-ou ou, cette drôle de voix

Elle a, ou-ou ou-ou ou-ou ou, cette drôle de joie

Ce don du ciel qui la rend belle


Ella, elle l'a

Ella, elle l'a

Elle a, ou-ou ou-ou ou-ou ou

Ella, elle l'a

Elle a, ou-ou ou-ou ou-ou ou


Elle a ce tout petit supplément d'âme

Cet indéfinissable charme

Cette petite flamme


Tape sur des tonneaux

Sur des pianos

Sur tout ce que dieu peut te mettre entre les mains

Montre ton rire ou ton chagrin

Mais que tu n'aies rien, que tu sois roi

Que tu cherches encore les pouvoirs qui dorment en toi

Tu vois ça ne s'achète pas

Quand tu l'as tu l'as


Ella, elle l'a

Ce je n'sais quoi

Que d'autres n'ont pas

Qui nous met dans un drôle d'état

Ella, elle l'a

Ella, elle l'a ...





"E' come una gioia


come un sorriso


qualcosa nella sua voce


sembra dire ... vieni


e ci fa sentire stranamente bene"

sabato 10 novembre 2012

L'Angiolla


L’Angiòlla l’è una fascèna d’òsi impalurìdi
streti int’una ligaza ad strèz nir
.
Lia la cnos tot i fos
a gl’erbi boni pri cunèi
al videibi dal rivi
i caplet dal sèvi ad spèn
la zolla saibadga e agl’ombri
ch'a la sera al fa lom in te scur dal seibi
Al vosi dal ca dov us sent
i segn dla saeta in te tronc dl’arora.
.
La sera la ven zò dagli incult
da e'bosch che crès, finidi al vegni.
Un ligàz ad stech int la faldèda
e un d’erba, sora la testa
La ven olta pianin pianin:
la fèlza infileda int’è grambìl
.
L’Angiòlla l’ha e’parfom
chi lasa in tal men i garibaldin
quand ta gni truv piò invèl.
E zocar invisebil dal su meni rovdi
sora la faza ad me burdèl.
.
L’Angiòlla l’è sparida
un inveran ch’un sè più fat istèda.

A la sent dal volti, a nuvembar.
Int e’vent che ven zo da la culèna
Una carèza alzìra sora tota cl’erba antiga
E’ i occ i rid, chi pè chi rogia 






L’Angiòlla è una fascina di ossa decrepite
strette in un legaccio di stracci neri
.
Lei conosce tutti i fossi
le erbe buone per i conigli
le vitalbe delle rive
i cappelletti delle siepi di rovi
la cipolla selvatica e le ombre
che la sera fanno luce nel buio delle selve.
Le voci delle case dove ci si sente
I segni del fulmine nel tronco della quercia.
.
La sera viene giù dagli incolti
dal bosco che cresce, finite le vigne.
Un fagotto di stecchi sul fianco
e uno d’erba sulla testa
Viene giù piano piano:
la falce infilata nel grembiule.
..
L’Angiòlla ha il profumo
che lasciano nella mani i garibaldini
quando non li trovi più.
Lo zucchero invisibile delle sue mani ruvide
sopra la faccia di me bambino
.
L’Angiòlla è sparita
un inverno che non s’è più fatta estate.

La sento delle volte a novembre.
Nel vento che scende dalla collina
Una carezza leggera sopra tutta quell’erba antica
E gli occhi ridono, che pare che piangano.



.
.Dal blog Curiosidelmare.blogspot.com

domenica 4 novembre 2012

Sai


sai
si è specchiato il tuo viso
nel sorso rimasto
in fondo al bicchiere colmo d'illusioni
e di pervicace maestria
mentre il commiato
in fondo alla strada
mi sembrava lontano

Io guardavo e non capivo
e intanto camminavo
ascoltando le luci che scendevano a sera
e la bocca assetata di un breve sospiro
arrancava
come gatta di strada
miagolando alle ombre che nere
le paravano il passo
mentre l'unico -sasso che il mare ha consumato-
l'ho ridato al sale di un giorno assolato

sai
ho imparato
che è lungo un cammino
che si vedono gli alberi
e che le ombre
al sole
non tramontano mai

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