Buon 2014
Sotto le stelle
Rullano lontano i tamburi.
Auguri auguri auguri.
Giorgio Caproni
L'ATLANTE |
Cosa significa Mazapegul? |
Martina Colombari fa la restauratrice nella fiction "il Restauratore" |
Locandina del film del 1950 per la regia di Claudio Gora tratto dall'omonimo libro di Berto |
Le angosce d'un anarchico di destra
"Nipotino tormentato di D’Annunzio, Berto è stato il più grande contestatore e, probabilmente, la più grande vittima dell’establishment letterario in questo dopoguerra": è la tesi esplicitamente avanzata dal giornalista Dario Biagi nella premessa al suo bel libro "Vita scandalosa di Giuseppe Berto" (Bollati Boringhieri, pp.272, L.30.000), dove viene ripercorso l’iter artistico ed esistenziale d’uno scrittore tanto dotato quanto pervicacemente non allineato, che pagò questa sua diversità con l’emarginazione dai salotti buoni della letteratura dell’epoca. Dopo il folgorante esordio nel romanzo de "Il cielo è rosso" (1947), ove il protagonista s’immola in guisa cristologica per scontare l’orribilità della guerra, Berto si allontana dal grande successo di pubblico e si dedica con qualche ritrosia al mestiere di sceneggiatore, praticato al solo fine di sbarcare il lunario. Collabora, in codesta veste, con molti intellettuali dell’epoca tra cui Alberto Moravia, che non lo stimò e con il quale egli ebbe un memorabile scontro nel ‘62 in occasione della consegna del premio Formentor ad una giovanissima Dacia Maraini, con tanto di corollario giudiziario: sono, questi, gli episodi che lo costringono ai margini degli ambienti radicali allora vincenti nell’ambito delle lettere e ad un sofferto ruolo di paria scontento.
A seguito d’una penosa fase di depressione, iniziata nel 1954 e segnata da una lunga terapia psicanalitica, egli torna alla ribalta dieci anni più tardi con "Il male oscuro", romanzo sperimentale debitore della scrittura joyciana eppur personale ed originalissimo nella struttura: i critici lo stroncano, ma esso vince nello stesso anno i premi Viareggio e Campiello, è esaltato alla radio da Carlo Emilio Gadda e salutato dalla prestigiosa "New York Review of Books" come unico libro di avanguardia italiano. I testi successivi sapranno di maniera, a scorno del suo ritorno alla ribalta con il lacrimogeno "Anonimo veneziano" (1971), più noto nella versione in celluloide diretta da Enrico Maria Salerno; nel febbraio del ‘78, lo scrittore per il quale Hemingway dichiarò pubblicamente - nel ‘58, intervistato da Montale a Venezia - la sua stima, si spegne a Roma: nell’indifferenza generale, dimenticato da tutti.
F.T.
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Dario BiagiVita scandalosa di Giuseppe Berto
Bollati Boringhieri 1999 Pagine 272 Euro 15,49 |