POESIE
venerdì 29 marzo 2013
Immagin' azione
Tu sei in me
come il parco fiorito
di una città astrale
La mia vita governi
-abile regina-
tra speranza
e trasparenza
come madre divina
mi conduci nell'irrealtà
giocosa e duttile
di un mondo che non c'è
Percorro spazi
isole incerte
di esistenze mai vissute
e mi ritrovo a vivere
così
non una ma infinite vite
mercoledì 27 marzo 2013
Piccoli calici di sguardi
Piccoli calici di sguardi
i miei occhi colmi
Provo a trattenere
il nettare che si fa goccia
e per ognuna sussurro il tuo nome
e per ognuna si fa spina il mio pensiero
D'un tratto tutto ciò che tace
mi dice
- sono rinsecchiti i rami e mai più ci sarà foglia -
Con rabbia
asciugo le ciglia
e di quel nettare
di cielo mattutino
di cielo mattutino
ne faccio notte fonda
così che non ti senta
rincasare dentro al cuore
affinché lui comprenda
che anche l'amore
muore
giovedì 21 marzo 2013
SAKURA
Bentornata Primavera
La tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi da fiore, si chiama Hanami 花見 (ammirare i fiori), e trova la sua massima espressione dalla fine di Marzo alla metà di Maggio, spostandosi dal sud dell'Isola di Honshu alla più settentrionale Hokkaido.
Una vera e propria migrazione è quella che compiono i giapponesi, spostandosi dalle loro città per andare nei luoghi dove c'è la maggiore concentrazione di sakura in fiore.
Organizzano picnic con sushi, birra e sakè sotto gli alberi che nevicano petali rosa. La festa si protrae così per il tempo della massima fioritura, sia di giorno che di notte quando la festa da hanami cambia nome e diventa yozakura : La notte del ciliegio.
Il calendario 2013 per vedere i fiori di ciliegio in Giappone è il seguente:
Kumamoto: 27 marzo-4 aprile
Fukuoka: 29 Marzo – 6 aprile
Kagoshima: 30 Marzo – 7 Aprile
Nagoya: 31 marzo – 8 Aprile
Tokyo: 1 al 10 aprile
Kyoto: 1 al 10 aprile
Hiroshima: 1 al 9 aprile
Yokohama: 1 al 9 aprile
Osaka: 1 al 10 aprile
Nara: 1 al 9 aprile
Kanazawa: 8 al 15 aprile
Sendai: dal 17-24 aprile
Hakodate: 5 al 12 maggio
Sapporo: 7 al 14 maggio
Anche la poesia, oltre che la pittura e la musica, celebrano, in Giappone, il fiore di ciliegio.
Ecco un bellissimo haiku ed un dipinto del poeta e pittore Yosa Buson (1715-1783)
Kagoshima: 30 Marzo – 7 Aprile
Nagoya: 31 marzo – 8 Aprile
Tokyo: 1 al 10 aprile
Kyoto: 1 al 10 aprile
Hiroshima: 1 al 9 aprile
Yokohama: 1 al 9 aprile
Osaka: 1 al 10 aprile
Nara: 1 al 9 aprile
Kanazawa: 8 al 15 aprile
Sendai: dal 17-24 aprile
Hakodate: 5 al 12 maggio
Sapporo: 7 al 14 maggio
Anche la poesia, oltre che la pittura e la musica, celebrano, in Giappone, il fiore di ciliegio.
Ecco un bellissimo haiku ed un dipinto del poeta e pittore Yosa Buson (1715-1783)
Cadono i fiori di ciliegio
sugli specchi d’acqua della risaia:
stelle, al chiarore di una notte senza luna
(Gli haiku sono brevi componimenti poetici, composti da soli tre versi di 5 – 7 – 5 sillabe, che costituiscono i metri classici nella storia della poesia giapponese.)
Vi posto un estratto da un articolo di Rossella Marangoni su -Pagine Zen - che spiega in maniera affascinante il legame fra il fiore di ciliegio con la classe guerriera dei Samurai del periodo Edo.
Fior di ciliegio
"... L'importanza della simbologia legata al ciliegio nella classe guerriera del periodo Edo, [...] è ben rappresentata, secondo me, dai due componimenti poetici trascritti nella prefazione di Tashiro Tsuramoto allo Hagakure, il testo che più di ogni altro ha contribuito a formalizzare il codice del guerriero, il bushidō. Al primo haiku del maestro Yamamoto Tsunetomo, Tsuramoto, il discepolo, risponde con un altro haiku in cui i temi, quello dell'incontro e quello del ciliegio, sono ripresi:
Quanto è distante
da questo mondo
il ciliegio selvatico?
Furumaru (Yamamoto Tsunetomo)
Sotto bianche nuvole,
presso il ciliegio in fiore,
ci siamo appena incontrati.
Kisui (Tashiro Tsuramoto)
Il tema del fiore del ciliegio nasconde dietro il senso della bellezza effimera, uno degli insegnamenti più profondi del buddhismo, quello dell'impermanenza del mondo fenomenico, mujō, concetto presente in gran parte della letteratura giapponese classica. Ma è soprattutto l'associazione fiore di ciliegio – morte ad emergere. Un'associazione che è paradigmatica della concezione della vita del guerriero. Non a caso, innumerevoli esempi documentano in poesia come in altre manifestazioni artistiche questo concetto e la relativa associazione sakura-caducità delle cose umane.
Spesso quest'associazione ricorre nelle saigo no uta, le cosiddette poesie di commiato che i guerrieri feriti mortalmente in battaglia o condannati al suicidio rituale per sventramento (il seppuku o, più volgarmente, harakiri) componevano prima di morire. In queste poesie la presenza dei sakura può essere interpretata come una metafora della fine e il disperdersi dei fiori di ciliegio come un commiato dalla vita. Eccone uno degli esempi più celebri, composta dal guerriero Asano Naganori Takumi no kami (1665-1701) prima del suicidio a cui era stato condannato, dedicato proprio alla struggente bellezza dei fiori di ciliegio:
Kaze saso bu
hana yori mo nao
ware wa mata
haru no nagori wo ikani tokasen.
I fiori di ciliegio portati dal vento non devono essere molto propensi a lasciare (l'albero). Cosa sarà del mio desiderio di assaporare la primavera?
Spesso, nella poesia giapponese classica, la neve e i fiori di ciliegio si ritrovano associati: come se i fiocchi che volteggiano nell'aria invernale e i fiori spazzati dal vento fossero un'unica immagine di suprema bellezza. Questa associazione ha, nella storia della poesia giapponese, una tradizione antica. Infatti se ne registra la presenza già nel Kokin waka shū in cui la tecnica del mitate, utilizzata magistralmente, favorisce l'incontro di due immagini antitetiche (perché proprie di due diverse stagioni), come i fiocchi di neve e i fiori di sakura. La tecnica del mitate, secondo la spiegazione di Sagiyama, è la sovrapposizione di due immagini visive, una reale e l'altra immaginaria...
mercoledì 20 marzo 2013
L'Onu: "Il 20 marzo è la Giornata della Felicità"
La data da segnare nel calendario è stata proclamata dalle Nazioni Unite con il placet di tutti i 193 Stati membri.
venerdì 15 marzo 2013
Elogio di una rosa di Marino Moretti
rosae
rosae rosam rosa rosa
rosae
rosarum rosis rosas rosae rosis |
Rosa della grammatica latina
che forse odori ancor nel mio pensiero
tu sei come l'immagine del vero
alterata dal vetro che s'incrina.
Fosti la prima tu che al mio furtivo
tempo insegnasti la tua lingua morta
e mi fioristi gracile e contorta
per un dativo od un accusativo.
Eri un principio tu: ma che ti valse
lungo il cammino il tuo mesto richiamo?
Or ti rivedo e ti ricordo e t'amo
perché hai la grazia delle cose false.
Anche un fior falso odora, anche il bel fiore
di seta o cera o di carta velina,
rosa della grammatica latina:
odora d'ombra, di fede, d'amore.
Tu sei più vecchia e sei più falsa, e odori
d'adolescenza e sembri viva e fresca,
tanto che dotta e quasi pedantesca
sai perché t'amo e non mi sprezzi o fori.
Passaron gli anni: un tempo di mia vita.
Avvizzirono i fior del mio giardino.
Ma tu, sempre fedele al tuo latino,
tu sola, o rosa, non sei più sfiorita.
Nel libro la tua pagina è strappata,
strappato il libro e chiusa la mia scuola,
ma tu rivivi nella mia parola
come nel giorno in cui t'ho "declinata".
E vedo e ascolto: il precettore in posa,
la vecchia Europa appesa alla parete
e la mia stessa voce che ripete
sul desiderio di non so che cosa:
Rosa, la rosa
Non sono nata il ventuno di marzo
Mi arcobalena
nei timidi bocci
la pioggia
La nube vanta possanza
e minaccia dissolta
nella malinconia di vento
senza colpo ferire
Tersa di pensieri
sfuggenti ad ogni legge
improvvisa mentre scompare
-alternanza di segni all'orizzonte-
per un altrove da cercare
senza trovare mai
giovedì 14 marzo 2013
Umberto Saba 9 Marzo 1883
Il 9 Marzo del 1883 è nato Umberto Saba. Fra i più grandi poeti italiani del '900. Non aderì mai alle correnti letterarie più diffuse nella sua epoca, e mantenne uno stile personale a cui rimase sempre fedele. La sua opera più illustre è sicuramente "Il canzoniere" che fu pubblicato nel 1948. L'opera è scritta come un lungo poema autobiografico che mostra l'evoluzione artistica del poeta.
Voi lo sapete, amici, ed io lo so.
Anche i versi assomigliano alle bolle
di sapone: una sale e un’altra no.
(Da Commiato)
FELICITA'
La giovanezza cupida di pesi
porge spontanea al carico le spalle.
Non regge. Piange di malinconia.
Vagabondaggio, evasione, poesia,
cari prodigi sul tardi!
Sul tardi l'aria si affina
ed i passi si fanno leggeri.
Oggi è il meglio di ieri,
se non è ancora la felicità.
Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.
Io sono come quella foglia - guarda -
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.
Negami dunque. Non ne sia rattristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.
Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.
Non dormo. Vedo una strada, un boschetto,
che sul mio cuore come un’ansia preme;
dove si andava, per star soli e insieme,
io e un altro ragazzetto.
Era la Pasqua; i riti lunghi e strani
dei vecchi. E se non mi volesse bene
pensavo e non venisse più domani?
E domani non venne. Fu un dolore,
uno spasimo verso la sera;
che un’amicizia (seppi poi) non era,
era quello un amore;
il primo; e quale e che felicità
n’ebbi, tra i colli e il mare di Trieste.
Ma perché non dormire, oggi, con queste
storie di, credo, quindici anni fa?
INVERNO
È notte, inverno rovinoso.
Un poco sollevi le tendine, e guardi.
Vibrano i tuoi capelli, selvaggi,
la gioia ti dilata improvvisa l'occhio nero;
che quello che hai veduto
- era un'immagine della fine del mondo -
ti conforta l'intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.
AMAI
Amai trite parole che non uno
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
SERA DI FEBBRAIO
Spunta la luna.
Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s'allaccia;
sbanda a povere mete.
Ed è il pensiero
della morte che, infine, aiuta a vivere
LA CAPRA
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
La giovanezza cupida di pesi
porge spontanea al carico le spalle.
Non regge. Piange di malinconia.
Vagabondaggio, evasione, poesia,
cari prodigi sul tardi!
Sul tardi l'aria si affina
ed i passi si fanno leggeri.
Oggi è il meglio di ieri,
se non è ancora la felicità.
Assumeremo un giorno la bontà
del suo volto, vedremo alcuno sciogliere
come un fumo il suo inutile dolore.
LA FOGLIA
Io sono come quella foglia - guarda -
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.
Negami dunque. Non ne sia rattristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.
Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.
UN RICORDO
Non dormo. Vedo una strada, un boschetto,
che sul mio cuore come un’ansia preme;
dove si andava, per star soli e insieme,
io e un altro ragazzetto.
Era la Pasqua; i riti lunghi e strani
dei vecchi. E se non mi volesse bene
pensavo e non venisse più domani?
E domani non venne. Fu un dolore,
uno spasimo verso la sera;
che un’amicizia (seppi poi) non era,
era quello un amore;
il primo; e quale e che felicità
n’ebbi, tra i colli e il mare di Trieste.
Ma perché non dormire, oggi, con queste
storie di, credo, quindici anni fa?
INVERNO
È notte, inverno rovinoso.
Un poco sollevi le tendine, e guardi.
Vibrano i tuoi capelli, selvaggi,
la gioia ti dilata improvvisa l'occhio nero;
che quello che hai veduto
- era un'immagine della fine del mondo -
ti conforta l'intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.
AMAI
Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
SERA DI FEBBRAIO
Nel viale è ancora
giorno, una sera che rapida cala.
Indifferente gioventù s'allaccia;
sbanda a povere mete.
Ed è il pensiero
della morte che, infine, aiuta a vivere
LA CAPRA
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
venerdì 8 marzo 2013
Margherita Hack
La mia festa della donna la voglio dedicare a lei, Margherita Hack.
Alla sua figura di donna, pensatrice, scienziata, certo, ma in particolare al suo amore per gli animali. Al suo essere vegetariana.
"È straziante pensare a quali sofferenze sono sottoposti questi animali, vere macchine da carne, allevati per ingrassare rapidamente, per riprodursi rapidamente, in condizioni di sovraffollamento, per soddisfare la gola dell’animale uomo che si crede padrone di tutte le altre specie, quando invece è possibilissimo vivere senza carne.
Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica italiana"
Ha una mente brillante. È energica, diretta. Misura il tempo in miliardi di anni luce. Racconta l’universo con la semplicità dei grandi. Non crede nel destino , ma hadedicato la sua vita alle stelle. Signora della ragione , Margherita Hack,astrofisica di di livello mondiale , è sicura che l’intelligenza governi le galassie e che l’esistenza di altre vite sia probabile. Toscana di nascita, classe 1922, lavora a Trieste, dove vive da 40 anni e dove l’abbiamo incontrata.
(l'intervistatrice) Margherita, Lei ha sempre detto di essere diventata un’astrofisica per caso. Verifichiamo: dove è nata?
Margherita Hack: A Via Caselli, angolo Via Cento Stelle, vicino a Campo di Marte, a Firenze.
Dove si è trasferita poi?
A via Ximenes…
… che è il nome di un matematico astronomo. Poi si è trasferita ancora a…
… Vicino al colle di Arcetri, la sede dell’osservatorio di astrofisica, dove Galileo passò gli ultimi anni di vita.
A Lei, ancora ragazzina, suo padre leggeva libri di…
Libri di divulgazione astronomica, mi leggeva Flammarion.
Non è finita. A scuola era bravina, ma eccelleva in…?
Educazione fisica . Giocavo a pallacanestro e facevo atletica.
In quegli anni ha anche visto cadere e frantumarsi una stella: era a sei punte.
Sì, quando sono venute le leggi razziali , ho visto i miei professori e i miei compagni ebrei cacciati da scuola da un giorno all’altro. Poi sono stata testimone di inaudite barbarie e sono diventata antifascista.
Mi sembra che il destino, nella sua scelta di vita, in qualche modo c’entri. Non Le pare?
Io non credo al destino, sono state coincidenze, è stato tutto un caso.
mercoledì 6 marzo 2013
la morbida notte
Ci sono momenti
che fanno parte di ore
e quelle ore
di giorni
non ti accorgi
ma diventano mesi
e poi anni
Basta un sole
distratto
che d'un tratto
ti sfiora
e d'improvviso è già sera
Ah!
La sera
che l'ombra scolora
la sera
che il desiderio innamora
la sera
che liquida cala
Che con un cappello di silenzi
la morbida notte
ripara
martedì 5 marzo 2013
"Piccole donne"
Buon compleanno mamma |
"Sempre si giravano indietro prima di svoltare l'angolo, poiché la mamma sempre era alla finestra ad annuire e a sorridere, facendo cenni con la mano.
In un certo senso era come se fosse loro impossibile trascorrere la giornata senza quel gesto,poiché, qualunque fosse il loro umore, l'ultima occhiata a quel volto materno, influiva su di loro come la luce del sole."
(Louise May Alcott)
lunedì 4 marzo 2013
La vita pretende armi affilate e non sorrisi
Mani in tasca di tasche vuote
speranze sbiadite
su pagine ingiallite
forse
troppo sfogliate
Cappotto rovesciato
cercando nuove verità
dolorando spine trafitte
colando latte e petali
ed essenze profumate
Ad occhi bassi mi perdo
La rincorsa al salto
è un fermo immagine statico
di un film usurato e fuori sincrono
Chi ama soffre,chi soffre lotta, chi lotta vince.
Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre."
Oriana Fallaci
venerdì 1 marzo 2013
Le tracce della volpe sulle neve
Ne ho trovato traccia
sulla neve
caduta sul finire
di un giorno
di quasi primavera
mentre passeggiando
ascoltavo le ultime parole
di un cielo strano all'imbrunire
Orme piccole e confuse
di chi è incerto
se andare o rimanere
lasciate più per farsi ricordare
che per il piacere di tornare
Le ho seguite con lo sguardo
mentre dal grande albero
in cima alla radura
a grappoli la neve
si scioglieva
precipitando a tonfi sordi
per liberare i rami
ed altra ne scendeva
decisa a rinnovare quel biancore
a falde larghe
per coprire ogni incertezza
e della volpe altro non rimane
che il rosso barlume
che sfoca il sole
a fine sera
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