POESIE

venerdì 18 aprile 2014

Adios

Questo scritto è stato per anni attribuito dalla rete al grande Marquez. Si dice che sia un falso, che non sia opera sua, ma è talmente bello e per tanti anni l'ho letto pensando che lo fosse. Forse non sarà corretto ma, io, lo voglio salutare così...



Se per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di stoffa e mi facesse dono di un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma penserei a tutto ciò che dico. Valuterei le cose, non per il loro valore, ma per ciò che significano. Dormirei poco, sognerei di più, essendo cosciente che per ogni minuto che teniamo gli occhi chiusi, perdiamo sessanta secondi di luce.
Andrei avanti quando gli altri si ritirano, mi sveglierei quando gli altri dormono.
Ascolterei quando gli altri parlano e con quanto piacere gusterei un buon gelato al cioccolato…

Se Dio mi desse un pezzo di vita, mi vestirei in modo semplice, e prima di tutto butterei me stesso in fronte al sole, mettendo a nudo non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.
Dio mio se avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei l’arrivo del sole. Sulle stelle dipingerei una poesia di Benedetti con un sogno di Van Gogh e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna.
Annaffierei le rose con le mie lacrime per sentire il dolore delle loro spine e il rosso bacio dei loro petali.
Dio mio se avessi un pezzo di vita, non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo. Direi ad ogni uomo e ad ogni donna che sono i miei prediletti e vivrei innamorato dell’amore.
Mostrerei agli uomini quanto sbagliano quando pensano di smettere di innamorarsi man mano che invecchiano, non sapendo che invecchiano quando smettono di innamorarsi!
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza.

Ho imparato così tanto da voi, Uomini…
Ho imparato che ognuno vuole vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall’alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Da voi ho imparato così tante cose, ma in verità non saranno granchè utili, perchè quando mi metteranno in questa valigia, starò purtroppo per morire.
Dì sempre ciò che senti e fa’ ciò che pensi.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti guardo mentre ti addormenti, ti abbraccerei fortemente e pregherei il Signore per poter essere il guardiano della tua anima.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti darei un bacio e ti chiamerei di nuovo per dartene altri.
Se sapessi che oggi è l’ultima volta che sento la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterle ascoltare una e più volte ancora.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti che ti vedo, direi “ti amo” e non darei scioccamente per scontato che già lo sai.
Sempre c’è un domani e la vita ci dà un’altra possibilità per fare le cose bene, ma se mi sbagliassi e oggi fosse tutto ciò che ci rimane, mi piacerebbe dirti quanto ti amo, che mai ti dimenticherò.
Il domani non è assicurato per nessuno, giovane o vecchio. Oggi può essere l’ultima volta che vedi chi ami. Perciò non aspettare oltre, fallo oggi, perchè se il domani non arrivasse, sicuramente compiangeresti il giorno che non hai avuto tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio e che eri troppo occupato per regalare un ultimo desiderio.
Tieni chi ami vicino a te, digli quanto bisogno hai di loro, amali e trattali bene, trova il tempo per dirgli “mi spiace”, “perdonami”, “per favore”, “grazie” e tutte le parole d’amore che conosci.
Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per esprimerli. Dimostra ai tuoi amici e ai tuoi cari quanto sono importanti.


Gabriel Garcia Marquez

martedì 15 aprile 2014

Quasi un testamento (poesia di Gino Rago)



QUASI UN TESTAMENTO



A sera getto l'anima

negli occhi della luna, tremo

come canna nell’ incanto

del secolo chiuso nell'istante,

ammiro il fiore

tra i binari morti: tempo

suicida, orrore mio del vuoto

nell’aura tenebrosa

di malìa e sortilegio

sui profumi stanchi della terra.

Busso alle porte

dell’innocenza, i legni sono fradici

d'assenze; m'interrogo

sulle mie radici, le risposte tardano a toccarmi,

nessuno accoglie i lampi

sui carrubi: che ne sarà di me,

di questa curva breve,

del mio canto? Lo sai,

l'angoscia del poeta è sabbia

sui denti, un moto insensato

di nuvola errabonda: mi cercherai

sui cardi, nel guizzo d'una capra,

nel filo di quell'acqua intelligente

che da una ruota sposta

tutto un mondo. E tu se tendi al mare

non fermarti al gioco

effimero dell'onda, lascia l'inganno

ad altri delle spume: ti affido

i grandi abissi, le correnti,

la fauna sconosciuta, i paesaggi

di coralli. Trasognata trasparenza,

fiamma di fuoco a combustione lenta

questa vita d'approdi a bave di lumache

in un'idea pura di poesia

come stella di foglie nel cavo della mano.






venerdì 11 aprile 2014

Senza titolo

Ladra io

rubavo il tempo
io che di tempo non ne ho

preludio di musica barocca
breve come la vita
inevitabile  come la fuga


l'anima dolcemente si salva
in questa musica soave

e respira
e trova pace

nulla più la sfiora
è libera
e fugace

se ne vola




martedì 8 aprile 2014

La porta è socchiusa di Anna Achmatova (da Sera)



La porta è socchiusa,
dolce respiro dei tigli...
Sul tavolo, dimenticati,
un frustino ed un guanto.
Giallo cerchio del lume...
Tendo l’orecchio ai fruscii.
Perché sei andato via?
Non comprendo...
Luminoso e lieto
domani sarà il mattino.
Questa vita è stupenda,
sii dunque saggio, cuore.
Tu sei prostrato, batti
più sordo, più a rilento...
Sai, ho letto
che le anime sono immortali.


1911

(Anna Achmatova)

lunedì 7 aprile 2014

Conversazione platonica



Mi hanno ubriacato di malinconia
fino alla sete senza arsura
fino alla paura
fino a rendermi una cosa vana

Dalle mie mani senza fondo
han bevuto la mia quiete
non sazi delle lacrime
hanno rubato il mio sorriso
ed il mio volto
adesso
è muto



Il dipinto è di Felice Casorati del 1925

e si intitola: "Conversazione platonica"

domenica 6 aprile 2014

Mille volti di me

Poesia d'amore
(niente da mostrare)

Sono rose spinose
le parole da evitare

Resta un vago
vaghissimo sentire
che interrompe
se può
il senso
di una metafora

E' un passeggiare quieto
come di chi non sa
e non si cura di sapere

Passano volando
tra i capelli
gli ultimi colori
del pensiero

Si fanno d'argento
i tratti
e dei momenti d'oro
si conquista
un respiro
che si trasforma
in nebbia sottile
e riempie ogni spazio

Satura di ogni te
mi cerco
così
con mille nomi
e mille vesti


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Non sia mai ch'io ponga impedimenti all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. W. Shakespeare

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Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole. Johann Wolfgang Goethe

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