POESIE

martedì 15 aprile 2014

Quasi un testamento (poesia di Gino Rago)



QUASI UN TESTAMENTO



A sera getto l'anima

negli occhi della luna, tremo

come canna nell’ incanto

del secolo chiuso nell'istante,

ammiro il fiore

tra i binari morti: tempo

suicida, orrore mio del vuoto

nell’aura tenebrosa

di malìa e sortilegio

sui profumi stanchi della terra.

Busso alle porte

dell’innocenza, i legni sono fradici

d'assenze; m'interrogo

sulle mie radici, le risposte tardano a toccarmi,

nessuno accoglie i lampi

sui carrubi: che ne sarà di me,

di questa curva breve,

del mio canto? Lo sai,

l'angoscia del poeta è sabbia

sui denti, un moto insensato

di nuvola errabonda: mi cercherai

sui cardi, nel guizzo d'una capra,

nel filo di quell'acqua intelligente

che da una ruota sposta

tutto un mondo. E tu se tendi al mare

non fermarti al gioco

effimero dell'onda, lascia l'inganno

ad altri delle spume: ti affido

i grandi abissi, le correnti,

la fauna sconosciuta, i paesaggi

di coralli. Trasognata trasparenza,

fiamma di fuoco a combustione lenta

questa vita d'approdi a bave di lumache

in un'idea pura di poesia

come stella di foglie nel cavo della mano.






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