Scrivo
come se avessi chimere
oltre le dita graffiate d'allegria
come
se oltre la malinconia
ci fossero segni pregni
di lasciti d'autore
come se i deboli sentori di precaria felicità
lasciassero la penna correre
al pensiero vorace
di sentirmi anch'io capace
Timidamente
- come la consuetudine che è casta -
levito
spingendomi
oltre ciò che rimane
oltre gli annosi affacci terreni
(che hanno porte chiuse
e finestre così alte
da non vedere che il cielo)
tra la solitudine mia amica
Timida
come la castità stessa
che al buio si mostra vestita
per la natura del rossore
per il silenzio che spaventa
(per l'incapacità ad amare altrove)
per quella vita che chissà come
ebbi vissuta
mi prendo il piacere dei tuoi occhi
e nel risveglio solitario
della notte in disparte
ritornerò a fluire
come in una sconosciuta gioia
come in un corpo non più
soltanto mio