POESIE

venerdì 10 marzo 2017

9 MARZO



Ricorre oggi l’anniversario di nascita del poeta triestino Umberto Saba e l’anniversario della scomparsa dello scrittore americano Charles Bukowski …
Ricorrenze importanti nel mondo della letteratura: il 9 marzo 1883 nasceva infatti a Trieste Umberto Saba. Lo stesso giorno del 1994 si spegneva invece una delle voci più amate e controverse della letteratura americana, Charles Bukowski.


UMBERTO SABA


Umberto Saba dipinto da Carlo Levi


Umberto Poli nasce a Trieste il giorno 9 marzo 1883. Gli studi in età adolescenziale sono piuttosto irregolari: segue dapprima il ginnasio ‘Dante Alighieri’, poi passa all’Accademia di Commercio e Nautica, che però abbandonerà a metà anno scolastico. In questo periodo si avvicina alla musica, dovuta anche all’amicizia con Ugo Chiesa, violinista, e Angelino Tagliapietra, pianista. I suoi tentativi per imparare a suonare il violino sono però scarsi; è invece la composizione delle prime poesie a dare già i primi buoni risultati. Scrive con il nome di Umberto Chopin Poli: i suoi lavori sono perlopiù sonetti, che risentono di una chiara influenza di Parini, Foscolo, Leopardi e Petrarca. E’ il 1911 quando con lo pseudonimo di Umberto Saba pubblica il suo primo libro: ‘Poesie’. Seguiranno ‘Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi)’, oggi noto come ‘Trieste e una donna’. Lo pseudonimo pare sia di origine incerta; si pensa che lo scelse o in omaggio alla sua adorata balia, Peppa Sabaz, o forse in omaggio alle sue origini ebraiche (la parola ‘saba’ significa ‘nonno’). Risale a questo periodo l’articolo ‘Quello che resta da fare ai poeti’ nel quale Saba propone una poetica schietta e sincera, senza fronzoli; contrappone il modello degli ‘Inni Sacri’ di Manzoni a quello della produzione di D’Annunzio. Presenta l’articolo per la pubblicazione alla rivista vociana, ma viene rifiutato: sarà pubblicato solamente nel 1959.



LA CRISI NERVOSA – Dopo il 1930 una intensa crisi nervosa gli fa decidere di andare a Trieste in analisi con il dottor Edoardo Weiss, allievo di Freud. Nel 1938, poco prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali Saba viene costretto a cedere formalmente la libreria ed emigrare a Parigi. Torna in Italia alla fine del 1939 rifugiandosi a Roma, dove l’amico Ungaretti cerca di aiutarlo, purtroppo senza risultato; va nuovamente a Trieste deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale. Dopo l’8 settembre 1943 è costretto a fuggire con Lina e Linuccia: si nascondono a Firenze cambiando abitazione numerose volte. Gli sono di conforto l’amicizia di Carlo Levi e Eugenio Montale; quast’ultimo, rischiando la vita, andrà a visitare Saba ogni giorno nelle sue abitazione provvisorie. Nel 1955 è stanco, ammalato e sconvolto per la malattia della moglie si fa ricoverare in una clinica di Gorizia: qui il 25 novembre 1956 la notizia della morte della sua Lina lo raggiunge. Esattamente nove mesi più tardi, il 25 agosto 1957, anche il poeta muore.





CHARLES BUKOWSKI



Charles Bukowski
Figlio di un ex artigliere delle truppe americane, Charles ha solo tre anni quando la famiglia si trasferisce a Los Angeles, negli Stati Uniti. Qui trascorre l’infanzia costretto dai genitori a un quasi totale isolamento dal mondo esterno. Già si notano i primi segni della sua vena ribellistica e di una fragile, confusa vocazione alla scrittura. A sei anni, era un bambino con un carattere già ben formato: schivo e impaurito, escluso dalle partite di baseball giocate sotto casa, irriso per il suo tenue accento teutonico, manifesta difficoltà di inserimento. A tredici anni inizia a bere e a frequentare una chiassosa banda di teppisti. Nel 1938 Charles Bukowski si diploma senza troppi entusiasmi alla ‘L.A. High School’ e a vent’anni abbandona la casa paterna. Inizia così un periodo di vagabondaggio segnato dall’alcol e da una sequenza infinita di lavori saltuari. Bukowski è a New Orleans, a San Francisco, a St. Louis, soggiorna in una pensione-bordello di tagliagole filippini, fa il lavapiatti, il posteggiatore, il facchino, si sveglia sulle panchine dei parchi pubblici, per qualche tempo finisce perfino in galera. E continua a scrivere.
LE OPERE – I suoi racconti e le sue poesie trovano spazio su giornali come ‘Story’ ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground. Non è infatti una fugace o ‘poetica’ linfa creativa che lo induce a scrivere, ma la rabbia verso la vita, l’amarezza perenne del giusto di fronte ai torti e all’insensibilità degli altri uomini. Le storie di Charles Bukowski sono imperniate su un autobiografismo quasi ossessivo. Il sesso, l’alcol, le corse dei cavalli, lo squallore delle vite marginali, l’ipocrisia del ‘sogno americano’ sono i temi sui quali vengono intessute infinite variazioni grazie a una scrittura veloce, semplice ma estremamente feroce e corrosiva. Assunto dal Postal Office di Los Angeles e inaugurato un burrascoso rapporto sentimentale con Jane Baker, Bukowski attraversa gli anni ’50 e ’60 continuando a pubblicare semiclandestinamente, soffocato dalla monotonia della vita d’ufficio e minato da eccessi di ogni genere. Nel settembre dei 1964 diviene padre di Marina, nata dalla fugace unione con Frances Smith, giovane poetessa. Si ammala ammala di tubercolosi nel 1988, tuttavia, in condizioni fisiche via via più precarie, Bukowski continua a scrivere e a pubblicare. La morte lo colpisce il 9 marzo 1994.


(Libreriamo.it)

Nessun commento:

Posta un commento

scripta manent

Post più popolari

W. Shakespeare SONNET116

W. Shakespeare SONNET116
Non sia mai ch'io ponga impedimenti all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. W. Shakespeare

J.W. GOETHE

J.W. GOETHE
Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole. Johann Wolfgang Goethe

Elenco blog personale