Adrienne Rich |
So che stai leggendo questa poesia
tardi, prima di lasciare il tuo ufficio
con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia
nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete
quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo
questa poesia in piedi, in una libreria lontana dall’oceano
in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti
attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare,
spirali di lenzuola ristagnano sul letto
e la valigia aperta parla di fuga
ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia
mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale
verso un amore diverso
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute,
mentre aspetti le ultime notizie sull’ intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto
di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto il neon
nella noia stanca dei giovani che sono esclusi,
che si escludono, troppo presto.
So che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita:
le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere
perché anche l’alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia in cucina,
mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano,
perché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua:
di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere
e io voglio sapere quali sono.
So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza,
per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere,
lí dove sei approdata, nuda come sei.
Adrienne Rich
(Traduzione di Maria Luisa Vezzali)
da “Un atlante del mondo difficile, 1991”, in “Cartografie del silenzio (Poesie scelte 1951 – 1995)”, Crocetti, 2000
Chi era (chi è) Adrienne Rich
Nata nel 1929 a Baltimore, nel Maryland, Adrienne Rich fin da giovane inizia a scrivere (il primo libro viene pubblicato quando lei aveva solo 22 anni): la poesia non era solo musica, ma anche un mezzo di autodeterminazione personale. Scrivendo, cercava una risposta alle grandi domande della vita: “Chi sono io?”, “Che cos’è l’amore?”, “Che cos’è la verità?”. Negli anni ’50 si sposa con l’economista Alfred Conrad, da cui avrà tre figli.
Dai metri tradizionali, negli anni Sessanta passa a forme più aperte e sperimentali: questo mutamento coincide con le grandi proteste contro la guerra in Vietnam, con le rivendicazioni nei confronti del movimento femminista e di liberazione degli omosessuali. Nel 1974, riceve il «National Book Award for Poetry», accettato insieme ad altre due poetesse in nome di tutte le donne che vivono nel silenzio. Proprio in quegli anni, dopo la morte del marito, Adrienne si scopre omosessuale, e si unisce a Michelle Cliff, che resterà la sua compagna per tutta la vita. Con l’avvento della globalizzazione, i temi trattati nei suoi testi si allargheranno sempre più, e la poesia diventerà via via più dialogica: una polifonia di voci, le voci di coloro che vorrebbero farsi sentire, ma non trovano spazio nei grandi media.
Adrienne Rich credeva profondamente che l’impegno politico fosse necessario, per cambiare le storture di questo mondo. E non si trattava di un impegno ideale, teorico, ma di un’azione concreta, da svolgersi qui e adesso. Per questo, alla celeberrima frase di Virginia Woolf: “Come donna, non ho Paese. Come donna non voglio nessun Paese. Come donna, il mio Paese è il mondo intero”, rispondeva: “Come donna, io ho un Paese; come donna, non posso spogliarmi di quel Paese semplicemente condannando il suo governo, o dicendo tre volte ‘Come donna, il mio Paese è il mondo intero'”.
In questa vera intellettuale, una grande lucidità e un ragionamento filosofico rigoroso si coniugano a una forte passione. I suoi studi non erano mai disgiunti dall’attività pratica: l’impegno politico si riflette in lei anche nel comportamento quotidiano, nell’atteggiamento assunto tutti i giorni. Julia, la nipote di Adrienne, interviene solo per dare un breve spaccato di chi era sua nonna nel privato della casa: “Mi ricordo le nostre chiacchierate, parlavamo moltissimo. Fin da quando ero piccola, mi ascoltava in quanto essere umano, e mi parlava come se fossi già un’adulta. Aveva alte pretese su se stessa, sull’altro e sul mondo intero: era questa la sua più grande manifestazione di rispetto e amore”.
(Tratto da un articolo di Alice Facchini)
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