A piedi nudi e con l'anima in silenzio, osservava l'ennesimo tramonto scivolare dietro la collina.
Avrebbe voluto avere un tasto, un
bottone da premere affinché il sole, sollecitato dal rewind,
tornasse a sorgere per eclissarsi di nuovo. Ripetere l'istante era
sempre stato il suo cruccio. Odiava il loro fuggire, il perdersi in
momenti successivi, il loro cedere al tempo senza diritto di
replica.
Così era per l'acqua che scorreva e si
portava via la foglia caduta, il guizzo del pesce o il raggio
improvviso del sole che le regalava l'argento dorato e il brillio
sull'onda morente.
Le pietre, i sassi, loro sì che le
erano amici. Poteva riconoscere lo sperone della roccia, il masso sul
greto del fiume; gli stessi che osservava da bambina, quando con lo
zio Carlo e il cane Reno, andavano a pescare. Erano lì da sempre, da
prima di sempre. Era tornata là un giorno, né Reno né lo zio
c'erano più, nemmeno i suoi occhi erano più gli stessi, ma loro no,
loro erano lì, l'avevano aspettata. Li poteva toccare, accarezzare
come visi cari di vecchi amici. Ascoltare la loro fissità, i racconti dei
momenti visti passare, gli istanti degli altri che, come lei, erano
passati da lì.
Infilò le scarpe, prese l'auto e con
la frettolosa agitazione di chi va ad un appuntamento, tornò là.
Le era venuto un dubbio, una sensazione
di disagio. Se anche loro fossero svaniti? Se l'attimo avesse portato
via anche loro?
Dall'ultima curva sopra Serravalle
guardò giù, gli alberi e la vegetazione erano mutati, non si vedeva
più il fiume. Nuove case aggrappate alla collina. L'insegna di un
bar e le panchine di plastica bianca, molto era cambiato, troppo.
Arrestò la macchina e si diresse correndo verso il fiume.
Meraviglia!
C'erano ancora. Quella a forma di luna
e l'altra col becco. Lo sperone, tutto, tutto era ancora lì.
Si sedette sul greto guardandosi
intorno soddisfatta. Non l'avevano tradita. No, loro l'aspettavano
come sempre, da sempre. Tolse le scarpe e con le dita, giocando tra i
sassi, sentì l'acqua gelida del fiume. Saltò sullo sperone e
sdraiata, guardando il cielo pieno di mutevoli nuvole, sorrise.
Non so che dire....
RispondiEliminaMa oggi hai proprio deciso di farmi piangere...questo racconto è molto profondo e significativo...
Bellissimo!!!!!
Ciao Anto...a presto