POESIE
sabato 10 novembre 2012
L'Angiolla
L’Angiòlla l’è una fascèna d’òsi impalurìdi
streti int’una ligaza ad strèz nir
.
Lia la cnos tot i fos
a gl’erbi boni pri cunèi
al videibi dal rivi
i caplet dal sèvi ad spèn
la zolla saibadga e agl’ombri
ch'a la sera al fa lom in te scur dal seibi
Al vosi dal ca dov us sent
i segn dla saeta in te tronc dl’arora.
.
La sera la ven zò dagli incult
da e'bosch che crès, finidi al vegni.
Un ligàz ad stech int la faldèda
e un d’erba, sora la testa
La ven olta pianin pianin:
la fèlza infileda int’è grambìl
.
L’Angiòlla l’ha e’parfom
chi lasa in tal men i garibaldin
quand ta gni truv piò invèl.
E zocar invisebil dal su meni rovdi
sora la faza ad me burdèl.
.
L’Angiòlla l’è sparida
un inveran ch’un sè più fat istèda.
A la sent dal volti, a nuvembar.
Int e’vent che ven zo da la culèna
Una carèza alzìra sora tota cl’erba antiga
E’ i occ i rid, chi pè chi rogia
L’Angiòlla è una fascina di ossa decrepite
strette in un legaccio di stracci neri
.
Lei conosce tutti i fossi
le erbe buone per i conigli
le vitalbe delle rive
i cappelletti delle siepi di rovi
la cipolla selvatica e le ombre
che la sera fanno luce nel buio delle selve.
Le voci delle case dove ci si sente
I segni del fulmine nel tronco della quercia.
.
La sera viene giù dagli incolti
dal bosco che cresce, finite le vigne.
Un fagotto di stecchi sul fianco
e uno d’erba sulla testa
Viene giù piano piano:
la falce infilata nel grembiule.
..
L’Angiòlla ha il profumo
che lasciano nella mani i garibaldini
quando non li trovi più.
Lo zucchero invisibile delle sue mani ruvide
sopra la faccia di me bambino
.
L’Angiòlla è sparita
un inverno che non s’è più fatta estate.
La sento delle volte a novembre.
Nel vento che scende dalla collina
Una carezza leggera sopra tutta quell’erba antica
E gli occhi ridono, che pare che piangano.
.
.Dal blog Curiosidelmare.blogspot.com
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