LUIGI PACE
QUANDO IL MIO POPOLO PIANGE
Io sono la voce di questo silenzio antico,
io sono il vento di questo cielo perduto,
io sono il pianto di questi volti scavati.
Nel sangue ho la secchezza delle fiumare,
negli occhi ho il vuoto delle colline,
nel cuore ho la cicala delle pianure.
Quando il mio popolo piange
alla luce della mezza luna
io corro da punta a punta del mare
e porto il mio grido di cavallo ferito
fra vento e vento sopra le rovine.
Io sono il ragazzo che non fu creduto,
il ragazzo lacero che non fu amato,
che fuggì piangendo
con la furia del vento
nella selva dei capelli scarmigliati
portandosi nel cuore
la magia del suo paese.
Sono andato al di là del cardo secco
per abituare il cuore alla dolcezza,
per ritornare in mezzo alla mia gente
come un tagliente soffio di coltelli.
Sorgete visi caduti,
gettate il manto di lutto.
Scavate sotto le pietre
la vostra antica radice.
Intrecciate collane di fiori
col fuoco degli occhi scuri.
Portate ad ogni svolta di strada
il canto di un nuovo destino.
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