
Se fossi un giorno dell’anno, vorrei essere il penultimo giorno dell’anno.
Perché è in questo giorno che ognuno pensa tra sé e sé quanto in fretta è passato il tempo e che domani l’anno che sembra ieri che era gennaio invece è già finito.
Ed è un pensiero tutto d’un fiato, senza virgole e senza pause.
Ma poi? Dov’è che è andato questo tempo? Io non me ne sono accorto che stava passando.
Ho fatto la spesa di corsa, all’uscita dall’ufficio nelle sere anonime dei giorni banali, tra i lava pavimento elettrici dei supermercati in chiusura e le voci stanche delle commesse dagli altoparlanti. Poi a casa.
- Stasera vado a letto presto.
Mi sta bene. Sempre tutto di fretta, sempre mille cose da fare, e il tempo si adegua. Corre anche lui.
Nemmeno l’opportunità dei tempi supplementari come nel calcio.
- Vieni qua brutto scemo. Quanto tempo, quanti giorni hai perso? Venti?
Prendi: questo è un buono per venti giorni da spendere entro il prossimo anno.
Usali per fermarti un momento. Scialacquali seduto su uno scoglio a guardare i tramonti, a stringere mani, a perderti nei sorrisi dei bambini. A dirle che le vuoi bene.
- Grazie.
Non è tanto il tempo che passa, ma quello che si è perso per ciò che non era importante. Il prossimo anno ci starò più attento.
Simone Angelo Cannatà
Nessun commento:
Posta un commento
scripta manent