POESIE

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sabato 22 marzo 2014

C'è una mia amica, una mia amica molto cara, che come me ha la passione della poesia. Vorrei postare qui una delle sue più belle...



X nome



Ditemi dell'autunno
voi poeti che ne sapete vedere la bellezza,
confidatemi cosa, oltre ai colori,
gioia di pochi istanti,
io possa amare,
spiegate ciò che brilla ai vostri occhi e negato ai miei,
scrivete quel che v'ispira e in me dispera.

Ditemi di profumi, di brezza,
di brividi improvvisi,
di suoni e rumori,
di brevi tramonti e notti precoci,
narratemi con enfasi di sagre di paese
ma siate convincenti,
perché il mio dubbio è immenso.

Vendemmiate il vostro sentire,
pigiatelo in parole mature e
versatene in abbondanza nel mio bicchiere
affinché, ubriaca di versi,
possa avviarmi con passo incerto
e innaturale allegria
verso la mia stagione.

Quando, a ebbrezza svanita,
non potrò più sottrarmi agli occhi dell'autunno,
d'una gentilezza vi prego,
con passi silenziosi giungete alle mie spalle,
con tocco lieve e amico chiamatemi,
poi chiamatemi ancora X nome
e ricordatemi che poi cambia stagione.

Bruna Rossini (pseudonimo Xdire)

martedì 20 agosto 2013

Dal blog "Fuga di stanze" della mia amica Red... una persona speciale, leggetelo è aria fresca e dolce sapore di bellezza.

Il tempo da non perdere, il tempo non perso
Adoro le persone che scrivono qui. Sono intelligenti, sensibili, concrete, sognatrici, in una parola belle. E belle sono le loro riflessioni, i frammenti di respiro che lasciano qui. Sono come ponti sospesi e leggeri: ci sali su e capisci che da lì si vedono cose pesanti, lontane, vicine, sotto di te o sopra. Ora, ad esempio, leggendo i vostri pensieri, Soffio e Anto, ho davanti uno di questi meravigliosi ponti invisibili.....ma prima di imboccarlo vorrei ringraziarvi per la bellezza che traspare dalle vostre parole. I vostri "commenti" sono riproduzioni fotografiche di ciò che avete sentito, trattenuto in un pensiero veloce e sono diverse, profondamente e meravigliosamente diverse. Le tue parole, Doc, hanno la sfumatura particolare che assume un oggetto bianco, un telo bianco, alle prime luci del giorno in una casa buia. L'hai notato anche tu? Sai quando lasci le persiane, le imposte, spalancate dalla sera prima e al primo chiarore entra una luce particolare...e gli oggetti bianchi hanno una specie di splendore mesto, che dura un istante, un respiro, poi è sopraffatto dalla doratura del sole...Questo splendore mesto esiste in ogni cosa, credo. In ogni cosa che induca alla meraviglia. La percezione della sua esistenza deriva, credo, da un breve istante di dolorosa consapevolezza del proprio limite, che avvolge l'anima prima che questa si lasci incantare dalla bellezza. Lo prendo con me, nel percorrere il ponte: è un regalo prezioso averlo trovato nelle tue parole, lo tengo stretto e lo porterò nelle mie.
L'immagine che hai lasciato tu, Anto, risplende di una sfumatura profondamente diversa, ma non è della sua luminosità dorata, rosea, di pesca davvero, che desidero parlare. Mi ha colpito ancora di più come tieni in te quell'attimo, come lo descrivi...si può vedere ogni cosa. Si può guardare ogni dettaglio insieme a te. E poi il mondo che passa sulla strada a rovescio...è come dire l'orologio che gira al contrario e fa dire a una bimba: perché non vai avanti e più veloce, e fa dire a una donna: perché non torni indietro ancora un po'. Anche questo dettaglio corrisponde a un colore, separato da quello della pelle abbronzata, delle righe colorate, delle dita piccoline che tengono saldamente una pesca incipriata d'estate. È uno splendore irrequieto, lampi disordinati, che sembrano quelli di un temporale indeciso. Li porto con me, perché anche questi bagliori fanno parte del bagaglio di cui ho bisogno per attraversare il mio ponte.
Se immaginassi che il Tempo non è il mio limite ma la mia compagnia, tutto sarebbe diverso. Probabilmente ammetterei finalmente che nascere, crescere, invecchiare, sono traguardi nella conoscenza di questo compagno. Fondamentale conoscere con chi si viaggia e con lui, il Tempo, io sto praticamente 24 ore su 24. Facciamo tutto assieme, senza timore di darci fastidio, solo io a volte.....fatico a capire certe sue abitudini, certi meccanismi che tira fuori mentre disfa i bagagli ad ogni nuova destinazione. È incredibile come la parola " mancanza " ricorra nei miei discorsi quando parlo di lui. Non so se mi ascolta, se se ne accorge, ma davvero è la parola " mancanza" a rimanere sola, alla fine, presa nel setaccio delle mie riflessioni. Non rifletto sempre su di lui. Lo faccio molto più di frequente su me stessa e sebbene la mancanza sia riferibile solo a me, al mio rapporto con me stessa e ciò che ho attorno, lui c'entra sempre. O forse è solo il suo modo per dirmi che siamo insieme. Ad ogni tappa di questo viaggio, compiuta fin qui, ho setacciato pensieri e ho trovato mancanze. Mancanze differenti e tutte molto sentite, impossibili da ignorare. Tempo fa credevo che l'ultimo tratto del mio viaggio, salvo improvvise interruzioni, sarà determinato proprio dalla mancanza di questo prezioso compagno. Ritarderà, mi dicevo, salterà gli appuntamenti fino a dimenticarsi di me, mi volterò e di colpo capirò di non averlo più vicino. Ultimamente, però, mi rendo conto che potranno essere altre cose a mancare: gli abbracci, ad esempio. Chissà com'è essere abbracciati e abbracciare da vecchi.....la pelle si assottiglia, diventa quasi trasparente. Deve essere bellissimo sentire un abbraccio, oppure il vento o il sale di una mareggiata. Fa pensare che sia come sentire con l'anima, con la propria sensibilità interiore, che ha pelle anch'essa, questo lo so, e terminazioni nervose che la fanno increspare per una gioia o per un dolore. Se riuscirò ad immaginare il Tempo come mio compagno, gli chiederò di insegnarmi a sentire con la giusta intensità, quando arriveremo là.

martedì 4 giugno 2013

Dal BLOG " COGITO ERGO SUM"

Sul blog di Paolo ho trovato questo suo post che mi ha lasciato tanta divertita  riflessione.
Con il suo consenso lo riporto qui per condividerlo con voi...
Ciao a tutti Antonella



http://paolo-ilvecchio.blogspot.it/




Vecchiezza è..........


Mi fanno ridere quelli che mi dicono che non sono poi mica così vecchio a settantacinque anni quasi settantasei via ci sono molti più vecchi...guarda Berlusconi, Napolitano....

Invece a settantacinque quasi settantasei sei vecchio.


Guardi indietro e trovi amici morti. Una schiera, una teoria, una processione: morti.

Ti guardi accanto e non trovi più la tua vecchia ragazza che ti portavi per mano.

Guardi avanti e sai.

Ho trovato una buona definizione di vecchio:


Chi ha cinque anni di speranza di vita e lo sa.


Sì, questa mi pare buona. Però è bello esserlo senza smanie o terrori, placidamente.

Questa placida vecchiaia senza rimpianti e senza rimorsi è un bel premio in attesa di verificare il futuro, perché non è poi certo che finisca tutto " con l'ultimo scurreggino"

come diciamo noi maremmani vecchi.


Ci possiamo fare anche due risate con un Vecchiezza è......


-Vecchiezza è:

tornare in banca a rinnovare la carta di credito e scoprire di averla rinnovata il giorno prima.

-Vecchiezza è:

dimenticare le chiavi di casa e pisciarsi addosso.

-Vecchiezza è :

non raccogliere cosa cade: troppo faticoso.

-Vecchiezza è:

trovare come tutto si sia fatto pesante, robusto, ostile.

-Vecchiezza è:

non riuscire ad aprire il pacchetto di crackers.

-Vecchiezza è:

andare a vedere quattro volte su Google come si scrive crackers.


Ed ecco gli immortali versi dell'inno alla Festa delle Matricole ( in latino, con traduzione )


Gaudeamur igitur

iuvenes dum suuuumus!

Post iucunda iuventute

in molesta senectute...


Godiamo sempre

finché siamo giovani

Chi non gode nel tempo giocondo

Quando è vecchio lo piglia nel c........


Terminerò con una mia poesia semiseria:




Viene la Morte da me ogni mattina
giusto per fare insieme colazione.
Ha gli occhi grigi pieni di attenzione
mentre gira il caffè nella tazzina.



Bella donna la Morte, la miseria!
niente ossa o ciarpame, veste bene
e non fosse pel cipiglio che si tiene
la diresti una femmina in carriera.



Mi guarda fisso e invariabilmente
prima di prendersi di gusto il caffè nero
mi fa : ti piglio di sicuro, cavaliero.
Gira le spalle e se ne va silente.

O sora Morte, non ti sprecare tanto
me lo sono segnato il memorare.
Lo so che nullo omo po’ scappare
Come dice Francesco tanto santo.






Pero’ una promessa vera te la faccio
Visto che rompi il cazzo ogni mattina:
Mi trovo una bimba amorevole e carina
E insieme ti freghiamo lo sghignazzo.







( eh? niente male! )



Paolo

martedì 27 novembre 2012

Senza fiabe e rosari (poesia di Red foto di Antonio Andreatta)


Passeggiando per i blog spesso trovo "cose".  A volte è l'occhio che non si sazia di una immagine o l'orecchio del suono di una musica sconosciuta.  A volte, invece, sono singole parole, nuove, da imparare; a volte gruppi di parole, che sono storie, racconti, poesie. Li leggo, li rileggo, li ascolto, li guardo, ci penso su. Per alcuni di essi però, scatta il desiderio di appropriarmene. Un desiderio irrefrenabile di portarli via.

Stavolta è successo a questo post di Red ed alla foto del suo amico Antonio Andreatta.

Ho chiesto il permesso, (sono una ladra gentildonna) e sono in pace col mondo, sorridendo appendo le mucche e la poesia sulle pareti del mio blog.





Sfila sotto la neve
lento corteo di dame
occhi grandi e pazienti
ricordano la strada.

Ogni tanto dal fitto
di quei corpi pesanti
fra lo scuotere d'orecchi
che tremano 
attenti a una voce più forte

fa capolino un muso 
velato dal respiro,
mite nel riconoscere
la strada del ritorno.

Chissà se hanno davvero
la certezza del mondo
che passa loro accanto,
mobili campanili
al primo gelido vento.

Sembra che suonino a festa
nel loro lento andare.
Un riparo li attende
alla fine del giorno
e un inverno di veglie
solitarie
senza fiabe e rosari.




red




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